La Preistoria
Nelle località limitrofe a Monteviasco, sono stati rinvenuti dei massi con numerose incisioni rupestri tracciate dalla mano dell'uomo tipiche dell'età del bronzo, queste rocce sono poste solitamente in luoghi dominanti, esse ci dicono che questo territorio fu abitato sin dalla preistoria. Alcuni di questi graffiti è possibile osservarli presso l'area di sosta della funivia a Piero, sulla sinistra all'ingresso del parcheggio vi è una grande pietra che riporta diverse incisioni rappresentanti figure antropomorfiche, di cui si ignora la provenienza e la datazione del popolo che li disegnò.
La Storia
Le prime tracce storiche che parlano di Monteviasco, risalgono a documenti del 1200, relative pressoché a questioni legate ai confini del territorio, che scatenavano liti e contrasti tra le comunità della zona. E'probabile anche se non documentato, che la comunità esistesse già da molto tempo addietro. Come testimoniano documenti storici successivi Monteviasco fu parte del feudo di Valtravaglia concesso al Conte Franchino Rusca e nel 1438 a Filippo Maria Visconti. Nel 1511 le comunità di Curiglia e Monteviasco, furono Parrocchia della diocesi di Milano. Da un manoscritto dell'epoca, si hanno notizie relative alla sua comunità ove si legge che "i fuochi erano 46, le anime 284, che il reddito di Curiglia era di 100 lire imperiali, mentre 24 lire era il reddito di Monteviasco. Si legge inoltre, che vi erano degli accordi presi con il sacerdote del tempo un tal Giacomo della Valle, per esercitare la sua funzione pastorale celebrando la messa una volta al mese e in ogni giorno festivo oltre a praticare la cura delle anime, questa sua attività era compensata con la retribuzione di 35 lire imperiali oltre un compenso in latte. In seguito Monteviasco venne aggregata a Curiglia, insieme a Biegno e Lozzo. La decisione era motivata dalla povertà e dalla scarsità di abitanti dei singoli paesi, che non consentivano di mantenere separatamente una parrocchia. I paesi si accordarono per versare al curato 300 lire imperiali; e i consoli delle comunità avevano l’incarico di riscuotere la somma. Nel 1751 Monteviasco è registrato agli atti come un borgo di 286 abitanti, e infeudato al conte Giovanni Emanuele Marliani, a cui pagava ogni anno 23 lire e 10 soldi per censo. A causa del carico fiscale eccessivo che impoveriva la già precaria economia del territorio montuoso, gli abitanti erano costretti ad emigrare. Nel 1786 Monteviasco entrò per un quinquennio a far parte della Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 464 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse per la prima volta a Curiglia, ma il Comune di Monteviasco fu tuttavia ripristinato con il ritorno degli austriaci. Nel 1853 risultò essere popolato da 384 anime e scese a 338 nel 1871. Il processo di impoverimento demografico a causa della mancata industrializzazione della montagna continuò nel tempo, tanto che nel 1921 si registrarono 334 residenti. Fu così che nel 1928 il regime fascista decise di sopprimere il comune, unendolo definitivamente a Curiglia riproponendo l'antico modello napoleonico. In seguito, l'isolamento della località ha causato negli anni una progressiva diminuzione del numero di abitanti: attualmente vi abitano stabilmente circa una dozzina di persone.
La leggenda
La leggenda narra che nel XVI secolo in Lombardia allora sotto il dominio spagnolo, quattro briganti, o alcuni dicono 4 soldati disertori, dai cognomi: Cassina, Ranzoni, Morandi e Dellea decidono di rifugiarsi in una località sperduta per sfuggire all'arresto. Dal Varesotto, passando per la Valtravaglia, e la Val Dumentina arrivano infine nella Val Veddasca. Una valle tra alti monti, e pochi abitanti, un luogo davvero ideale per nascondere dei ricercati. Il luogo migliore viene individuato al di sotto della vetta del Monte Polà dove vi sono ricchi pascoli, protetti più a valle da fitti boschi, luogo altresì fuori mano e raggiungibile con difficoltà. Lì costruiscono le loro case, cominciano a coltivare i pendii terrazzandoli, e si procurano anche animali da allevare. Purtroppo manca loro qualcosa, col tempo la mancanza di una compagna si fa sentire, e la leggenda racconta, che i quattro briganti decisero di scendere a valle per rapire nella località di Biegno 4 donne, che vennero portate contro la loro volontà fino al loro rifugio. Quando i loro parenti, riuscirono a ritrovarle, scoprirono con stupore che tra le rapite e i briganti si era instaurato un rapporto sincero, e come tutte le belle storie, vissero felici e contenti. Probabilmente la faccenda non andò esattamente così, ma in ogni leggenda vi è sempre un pò di verità, e in fondo ai Monteviaschesi, sentirsi un pò briganti, appunto gente di coraggio, in fondo in fondo li lusinga.
Oggi
Il villaggio di Monteviasco, conserva alcune delle caratteristiche di un tempo, come le case in pietra a vista, le sue stradine di ciotoli e un'isolamento naturale, dato dalla mancanza di una strada carrozzabile di comunicazione con le località vicine, dona ai visitatori una sensazione di pace e di bellezza, libero dai rumori assordanti delle città, caratteristiche ormai quasi introvabili nella nostra provincia. Per raggiungere il paese è possibile prendere la funivia (al momento non funzionante), oppure per gli amanti della natura l'alternativa è una mulattiera, costituita prevalentemente da gradini (circa 1400) che si dipana dalla località di Piero. Lungo questo caratteristico percorso vi sono delle soste quasi d'obbligo, la prima dopo una serie di tornanti assai ripidi, presso la cappelletta dedicata al Cardinal Shuster, in memoria di una sua visita nel 1958. Altra sosta obbligata lungo il percorso, è un lastrone orizzontale chiamato il Sasùn dove è piacevole poter riposare. Per arrivare poi, ormai ai piedi del paese, al Santuario della Madonna della Serta, luogo di pellegrinaggio a cui la tradizione associa numerosi miracoli, molto caro agli abitanti del paese a cui dedicano ogni anno la festa più importante del luogo.